Qual è ad oggi la situazione delle importazioni via mare?

Il 7° rapporto annuale Italian Maritime Economy mostra quanto nel nostro Paese il trasporto marittimo continui a rappresentare il principale “veicolo” dello sviluppo del commercio internazionale: il 90% delle merci viaggia via mare.

I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12% del PIL globale.

Ad oggi, tuttavia, resta molto complicato il mercato delle spedizioni marittime di container dal Far East.

Avevamo già approfondito il tema delle blank sailing e dei noli alti per chi importa container via nave dalla Cina.

Il fine anno 2020 è stato drammatico per chi si è trovato a gestire l’import via mare dal Far East.

Oggi aumentano le preoccupazioni di spedizionieri ed importatori, a causa dei:

  • costi stellari dei container in import dal Far East e
  • della scarsità di spazi disponibili sulle navi, con una tendenza al rialzo sui noli spot per il trasporto marittimo.

Con i prezzi che continuano a lievitare e le compagnie marittime che non garantiscono gli imbarchi, diventa sempre più difficile per gli spedizionieri mantenere le promesse fornite ai propri clienti.

Conseguenti problemi saranno la variazione dei prezzi in itinere e slittamenti temporali che non manterranno fede alle tempistiche previste in un primo momento.

Seppure tra addetti ai lavori si aveva una (seppur lieve) speranza che da Gennaio la situazione migliorasse e che, ad esempio, i noli calassero, oggi la situazione non fa che peggiorare ed impatta negativamente tutta l’economia europea.

Lars Jensen, analista di SeaIntelligence Consulting, mostra seria preoccupazione: “Nuovi record storici sono ormai la norma e l’andamento crescente delle tariffe per il trasporto marittimo di container prosegue senza sosta in alcuni trade”. (Fonte: Shipping Italy)

Maersk Line, in un’indagine, ha fatto emergere come alla base dell’attuale boom di domanda vi sia l’aumento di acquisti di mobili, attrezzature per l’esercizio fisico e beni per la casa.

Secondo il vettore numero uno danese, l’impennata di domanda di beni e prodotti innescata dai consumatori chiusi in casa per effetto del peggioramento della pandemia di CovidD-19, ha aumentato i normali flussi commerciali, innescando un aumento dei costi di trasporto delle merci.

Non ci sono abbastanza container al mondo per far fronte alla domanda attuale” ha dichiarato Vincent Clerc (il chief commercial officer di Maersk).

Che ha poi concluso: “Non vediamo un significativo rallentamento della domanda anche con i nuovi blocchi e restrizioni imposti in Europa. L’attuale situazione nel mercato container continuerà almeno per alcune settimane.  Dobbiamo ancora vedere se le nuove restrizioni indurranno la gente a comprare ancora di più su Amazon e altri canali online, o se la domanda sarà colpita dall’indebolimento delle economie. Il più grande divario tra domanda e offerta di stiva, in questo momento, è negli Stati Uniti, seguiti dall’Europa”.

Gli spedizionieri e i caricatori europei stanno sollecitando l’autorità Antitrust ad intervenire.

Anche Piero Lazzeri, che presiede il fondo di assistenza sanitaria integrativa a favore dei dipendenti delle aziende che applicano il contratto collettivo nazionale di lavoro logistica, trasporto merci e spedizione, (Sanilog) parla di “segnali d’allarme” e si domanda con preoccupazione “se questo sarà il futuro delle spedizioni via mare: ultimamente i requisiti minimi che esistevano nel garantire un servizio non ci sono più. Almeno i comportamenti e il rispetto delle regole dovrebbero essere salvaguardati. Dovrebbe esserci un limite”.

Portnews riporta anche le parole dell’armatore livornese Luigi Fabio Del Corona che sottolinea come “i noli marittimi troppo alti stiano uccidendo le correnti di traffico che oggi risultano inidonee a sostenere tali incrementi. Occorrono, quanto prima, interventi correttivi da parte delle istituzioni competenti per regolare il traffico marittimo. Non ci sono alternative: la luce in fondo al tunnel è ancora lontana”.

La fotografia che emerge dal report realizzato dal Centro Studi Fedespedi, dedicato all’impatto del Covid 19 sul settore dei trasporti, è emblematica: seppure in modo lieve cali (del 3,5%) la domanda globale, le tariffe di movimentazione dei container schizzano di circa il 200%, spinti dalla contrazione dell’offerta (taglio delle toccate e rotte), indotta da pochi grandi gruppi a livello globale, che preferiscono concentrare i container vuoti su meno tratte, ma più remunerative, come quella tra Cina e la West Coast Usa.

In un recente articolo, il portale di settore Loadstar ha parlato di un’indagine in cui la maggior parte dei spedizionieri intervistati ha affermato di aspettarsi che le tariffe dall’Asia all’Europa diminuiranno dopo le vacanze di Capodanno in Cina, che iniziano il 12 febbraio, soprattutto perché i vettori hanno, finora, bloccato pochissime partenze .

Un’altra fonte di Loadstar, ha dichiarato di essere stata informata da un contatto con sede a Rotterdam, che i vettori si aspettano che le tariffe elevate continuino fino ad agosto: “così le compagnie di navigazione possono trarre profitto dalle scorte natalizie che normalmente partivano durante giugno/luglio“.

Inoltre, i caricatori che sperano di assicurarsi accordi molto più economici per i contratti annuali si troveranno offerte alte da parte dei loro vettori, che al momento sono addirittura riluttanti ad aprire negoziati.