Dazi antidumping su estrusi e laminati di alluminio provenienti dalla Cina

L’Unione Europea è un unico grande mercato, tuttavia, per far entrare merce acquistata in Cina (come altri paesi extra-europei) si devono pagare dei dazi doganali.

Il dumping è la pratica per cui grandi imprese introducono nel mercato europeo prodotti a un prezzo molto inferiore rispetto a quello di mercato.

Così per evitare che si presentino questo tipo di fenomeni, la Commissione Europea, dopo un’accurata indagine iniziata alcuni mesi fa, ha pubblicato il regolamento, che impone dazi antidumping (provvisori) all’industria cinese dell’alluminio, a partire dal mese di Ottobre 2020.

Le imprese cinesi che esportano estrusioni di alluminio (metodologia industriale eseguita con macchinari ad alta precisione, che permette di realizzare profilati di varie forme e dimensioni adatti a varie applicazioni industriali) sono soggette a questo provvedimento.

I procedimenti si sono resi necessari a seguito delle denunce di European Aluminium e delle Associazioni di categoria dato che le importazioni cinesi di semilavorati in alluminio sono più che raddoppiate negli ultimi cinque anni minando la produzione e la competitività dell’industria europea con il rischio di distorsione dei mercati globali e di sballo dei prezzi.

L’alluminio oggi rappresenta un materiale essenziale per settori come automotive, aerospazio e comparti di grande consumo come costruzioni ed imballaggio, oltre ad essere tra i metalli più eco-sostenibili.

La Cina era arrivata ad esportare in Europa una cifra pari a 350 mila tonnellate di alluminio all’anno: numeri che hanno spazzato via dal mercato tante aziende con un danno che si ripercuote anche sulle esportazioni italiane verso la Germania.

I prodotti, quindi. soggetti ai dazi sono barre di alluminio, tubi e canne, profilati (saldati e non saldati), non assemblati (preparati o meno che siano per l’uso all’interno di strutture già predisposte) contenenti non più del 99,3% di alluminio.

Ma negli ultimi mesi la Commissione sta compiendo indagini anche sui laminati piatti (compresi quelli di alluminio non legato).

Le percentuali dei dazi, oggi, variano dal 30 al 48% e sono applicati a partire dal 15 di Ottobre 2020.

La pesantezza dei dazi dipende dalla collaboratività o meno delle industrie produttrici rispetto a quanto prefigurato dall’Europa.

Sino alla primavera 2021 perdurerà questa situazione transitoria, a quel punto i dazi potranno essere confermati in via definitiva anche se in circostanze eccezionali potranno essere modificati o rimossi.

In caso di conferma in via definitiva i dazi verranno mantenuti in vigore per cinque anni.

 

La manovra è retroattiva, per cui anche chi ha già importato si ritroverà ad essere contattato dalla dogana per recuperare l’antidumping, mentre per i laminati la procedura di controllo è stata per ora solamente aperta, per cui al termine dell’indagine, con tutta probabilità verranno introdotte le misure sulle esportazioni cinesi già a partire dal 14 marzo 2021 e in ogni caso non oltre il successivo 14 aprile 2021.

 

Mario Conserva, Segretario generale della Federation of Aluminium Consumers in Europe, si è detto soddisfatto di questa operazione, che rientra nell’ambito della tutela del settore dell’alluminio europeo (che conta oltre mille aziende ed un milione di lavoratori).

Si sperava in qualche cosa di più, tenendo presente le misure prese ad esempio da Usa e Canada, comunque è ora necessario proseguire lungo questa strada andando verso l’imposizione dei dazi antidumping sui semilavorati a partire dalla prossima primavera 2021, e rinforzare il ruolo dell’alluminio europeo per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile di tutti i paesi dell’Unione, un obiettivo alla portata dei trasformatori europei, per raggiungere il quale occorrono ulteriori passi avanti, dall’eliminazione del dazio del 6% alle importazioni di materiale grezzo, al riconoscimento dell’alluminio green, come FACE propone da tempo”, queste le parole del Segretario Generale.