Il 24 febbraio 2022 ha segnato l’inizio, tra Russia e Ucraina, di un conflitto ancora aperto.
A distanza di un anno possiamo dire che le conseguenze per il settore delle spedizioni internazionali sono state notevoli, e l’ulteriore inasprimento delle sanzioni apre le speculazioni su come si evolverà la situazione a livello globale.
Le restrizioni sui trasporti
La reazione dell’Unione Europea alle ostilità è stata di introdurre un sistema di sanzioni e restrizioni con l’intento di non agevolare la Russia, a partire dai trasporti:
- il trasporto su strada e il transito nell’UE sono stati vietati agli operatori russi e bielorussi, con qualche deroga, ad esempio il trasporto di prodotti agricoli e alimentari, farmaceutici e medici;
- i porti europei sono stati chiusi alla flotta mercantile russa, eccezion fatta per le navi che trasportano beni come sopra, o navi che fanno uno scalo di emergenza per motivi di sicurezza marittima o per salvare vite umane;
- lo spazio aereo europeo è stato chiuso ai vettori russi.
Come risposta alla decisione presa dall’UE ma anche da USA, Canada e UK, anche lo spazio aereo russo è stato chiuso, aumentando i disagi sul fronte del trasporto delle merci.
Infatti, sorvolare la Russia era il modo più semplice per raggiungere i vari Paesi dell’Asia.
Per ovviare al problema – e anche per motivi di sicurezza – le compagnie aeree hanno dovuto allungare il percorso e scegliere rotte alternative, passando da sud oppure da nord, ripristinando in questo caso le rotte artiche in uso durante la Guerra Fredda.
I divieti di import e export da e verso la Russia
Le sanzioni economiche imposte dall’Unione Europea hanno coinvolto la vendita e l’acquisto di alcune categorie di beni con la Russia, affidando alle autorità doganali il compito di far rispettare i divieti.
Stando a quanto riportato dalla Commissione Europea, a partire da febbraio 2022, l’Europa ha vietato importazioni dalla Russia per un valore di 91,2 miliardi di euro ed esportazioni per un valore di oltre 43,9 miliardi.
A essere coinvolte dalle restrizioni le seguenti tipologie di merci:
- beni a duplice uso, che possono essere impiegati sia a scopo civile sia militare, come i droni e i software per droni;
- tecnologie d’avanguardia, come semiconduttori avanzati, software, componenti elettronici;
- beni e tecnologie per la raffinazione del petrolio;
- beni e tecnologie in uso nei settori aeronautico, spaziale e marittimo;
- beni di lusso.
Le nuove restrizioni UE su petrolio e carburanti
Da dicembre 2022 l’elenco delle merci che non possono essere importate dalla Russia si è arricchito includendo il petrolio greggio, e da febbraio 2023 non è possibile importare prodotti petroliferi raffinati.
Questo è un problema per le spedizioni, specialmente quelle marittime.
Infatti, secondo il presidente di Nomisma energia, la nota società di consulenza, la globalizzazione si basa sulle reti di trasporto via mare, e perciò la domanda di combustibili navali è destinata ad aumentare. Al momento sono i carburanti derivati dal petrolio ad avere la densità energetica necessaria a sostenere le navi cargo, e purtroppo le energie green non sono competitive, almeno per ora.
In effetti, l’Unione Europea ha predisposto questo divieto e contemporaneamente ha dovuto trovare un’alternativa per non lasciare le compagnie di trasporto senza combustibile.
La soluzione è stata rifornirsi di derivati del petrolio in Medio Oriente e soprattutto in Cina, pur sapendo che un allungamento delle rotte commerciali comporta un aumento dei costi.
Tuttavia, questo non è l’unico risvolto della decisione di affidarsi alla Cina.
I rapporti economici tra Russia e Cina
Di fronte alle sanzioni occidentali, la Russia trova nella Cina un partner commerciale verso il quale dirottare le sue maggiori risorse.
Questo stava già succedendo per il gas, infatti c’è stata di recente una nuova trattativa su prezzi e condizioni, considerato che le esportazioni verso l’Europa si sono sensibilmente ridimensionate da febbraio 2022.
Ora c’è anche la questione del petrolio russo, che verrà esportato soprattutto verso la Cina: ma considerato che l’Unione Europea si sta rivolgendo proprio alla Cina per soddisfare il suo fabbisogno, il forte rischio è di importare carburante russo con il marchio Made in China e nettamente più costoso per via delle maggiori distanze.
Ci saranno senza dubbio ulteriori conseguenze nell’ambito delle spedizioni, restiamo in attesa di nuovi sviluppi.
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