La situazione delle esportazioni container via nave dalla Cina
Ad oggi, ci sono ben oltre 22 milioni di container che operano in tutto il mondo.
Eppure, si sta notevolmente complicando il mercato delle spedizioni marittime di container dall’Asia.
Dall’inizio della pandemia la Cina ha rallentato l’attività di produzione e spedizione, obbligando le navi a rimanere ormeggiate nei porti per lunghi periodi di tempo, bloccando merci e i container nei magazzini, causando un fortissimo rallentamento delle attività di spedizione in tutto il mondo.
I noli sono aumenti negli ultimi mesi con la riapertura delle fabbriche in Asia e il rapido esaurimento della capacità di carico, costringendo dopo la scorsa estate ad aumentare i costi di trasporto verso le coste occidentali.
Ciò ha fatto seguito alla cancellazione di centinaia di viaggi all’inizio della pandemia.
Ma il “Blank Sailing” ha avuto inizio già nel 2019, nelle Filippine quando il Porto Internazionale container di Manila annunciò la presenza nei suoi terminal di circa 8.000 container vuoti da più di 30 giorni.
Oggi la situazione vede costi di noli elevati, scarsa disponibilità di container e difficoltà a trovare spazio sulle navi, costringono le aziende a fare i salti mortali per esportare le proprie merci dall’Asia verso l’Europa.
Secondo la China Container Industry Association (CCIA), i tempi medi di consegna dei container sono aumentati a 100 giorni rispetto a 60 giorni prima a causa dei tagli della capacità di movimentazione legati al COVID-19 in Europa e negli Stati Uniti, e ciò ha aggravato la carenza. Gli importatori statunitensi hanno già segnalato problemi con i ritardi nelle spedizioni a novembre.
Per quanto riguarda i costi, lo Shanghai Containerized Freight Index ha indicato che tariffe verso l’Europa sono aumentate del 142% nello stesso periodo e del 103% verso il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez.
Secondo gli addetti ai lavori la situazione resterà tale sino al mese di Febbraio (Capodanno cinese), dopo il quale probabilmente le compagnie di navigazione potrebbero immettere sul mercato maggiore capacità di stiva e dunque calmierare le tariffe di trasporto.
La conseguenza attuale è che gli importatori non hanno la certezza di imbarcare le proprie merci, le date di imbarco segnate nei booking non sono garantite e non vengono rispettate.
Container xChange, la piattaforma che collega utenti e fornitori nella logistica dei container, ha affermato che la disponibilità di container in tutta la Cina è ancora al minimo storico, mentre i porti degli Stati Uniti sono sopraffatti da un’ondata di container dall’Asia, pieni di prodotti che i rivenditori non vedono l’ora di vendere con l’avvicinarsi delle festività.
La Federal Maritime Commission (FMC), la Commissione Marittima Federale degli Stati Uniti sta verificando se le azioni messe in atto da alcuni vettori marittimi globali in merito alla gestione dei container vuoti, siano in piena conformità con lo Shipping Act o vi siano possibili violazioni.
“Blank sailing, annullamento unilaterale dei contratti in essere e conseguente impennata dei noli sono tutte scelte che hanno portato ad una discontinuità nella supply chain marittima e che ad oggi rallentano la ripresa dell’economia mondiale e del commercio internazionale. Scelte che portano vantaggio esclusivamente a chi le compie, ovvero le compagnie armatoriali. L’aumento vertiginoso dei loro profitti da inizio pandemia ne è semplicemente la prova. Una situazione inaccettabile perché frutto di tutta una serie di esenzioni e sovvenzioni pubbliche di cui godono le compagnie marittime, che permette loro di agire come private company, ma senza dover sottostare alle regole del mercato e della concorrenza”, questo il commento della Presidente di Fedespedi, Silvia Moretto.
ESC e CLECAT in un comunicato stampa congiunto hanno sollecitato l’Unione Europea “poiché questi problemi perpetuano, sollecitano i vettori a rivedere le loro pratiche operative e commerciali per garantire un flusso regolare di merci e container, nel rispetto dell’affidabilità degli orari e della qualità del servizio in conformità con i termini contrattuali” chiedendo “ai vettori di linea di porre fine alla situazione attuale e di tornare a una situazione in cui gli accordi contrattuali siano rispettati, poiché ulteriori ritardi nella catena di approvvigionamento potrebbero mettere a rischio la velocità della ripresa post-pandemia dell’economia europea.”